Zuc di Valbona_ciaspolata 26 02 15
Una destinazione spesso dimenticata dagli smaliziati escursionisti per via delle trascurabili altezze delle cime della zona, ma la Val Imagna sa regalare in inverno belle ciaspolate in ambienti che non hanno nulla da invidiare ad escursioni più blasonate. Previa telefonata al Comune di Fuipiano ci dicono che le strade sono sgombre di neve. Arriviamo senza problemi a Fuipiano, imbocchiamo via Milano e parcheggiamo in zona acquedotto. Da questo punto iniziano i percorsi per i Tre Faggi o per lo Zuc di Valbona e altre località. La traccia sulla neve è chiara e ben pestata, in questo primo tratto non è necessario calzare le ciaspole. Saliamo verso sinistra per lo Zuc di Valbona, dal basso già si vede la croce di vetta. Il panorama è di un bianco accecante, pare d’essere in Alaska, ma siamo ad un’ora e mezza da casa, veramente favoloso! Mentre saliamo tranquillamente il Resegone ci fa compagnia con il suo inconfondibile profilo. Passiamo una bella pineta che si apre su vasti pianori, e seguendo la sempre visibile traccia sorpassiamo un cancello metallico che chiude una strada privata (cartello) che porta, alla fine, ad una baita sotto lo Zuc di Valbona. Per il troppo lavoro una ciaspola si rompe complicando il cammino, infilati i ramponcini si prosegue. Arrivati alla baita ci fermiamo per sosta banana e tè caldo, riprendiamo la ciaspolata per raggiungere la croce di vetta, la salita non è dura ma nemmeno tanto facile, dopo la seconda baita la salita è veramente ripida, si scivola molto e in questo ultimo tratto è piuttosto difficile stare in piedi. Arrivati in cima facciamo qualche foto insieme ad alcuni escursionisti del Cai Calco. Scendiamo a riprendere Sandro con le ciaspole rotte e poco prima della baita si rompono anche le mie! Calzati con difficoltà i ramponcini riprendiamo la discesa, ora veramente faticosa perchè senza ciaspole si sprofonda ogni due passi. Dopo la birretta alla pizzeria di Fuipiano approfittiamo del tempo rimasto per una veloce ma interessante visita culturale al bel borgo di Arnosto, ristrutturato così com’era nel secolo XIV. |