Rifugio Merelli al Coca 24 06 15
Era parecchio tempo che volevo salire al Rifugio Coca. Nelle mie tante escursioni verso il Curò lo vedevo li, appollaiato dall’altra parte della valle, quasi a picco sulla Valbondione, in una posizione che incute un riverente rispetto. Effettivamente la salita e, forse più la discesa, sono da affrontare con il giusto allenamento, il percorso è davvero duro, il classico spaccagambe. Il sentiero 301 parte da Valbondione alla fine di via Beltrame con via Pianlivere (indicazioni), il cartello informativo ci dice che occorrono 3,10 ore per il rifugio. Sorpassiamo con un ponte l’ancor giovane Serio e subito il sentiero si innalza tosto. Per un paio d’orette ci inerpichiamo sotto il bosco, sempre in salita che non molla mai, i tratti in piano sono ahimè inesistenti, impossibile non fermarsi a fare qualche breve sosta per riprendere fiato. Sbuchiamo all’aperto sotto un bel sole, percorriamo tra grandi massi un nuovo tracciato dotato di gradini in cemento e abbondanti corrimano di catene metalliche che danno sicurezza. Poco più avanti cominciamo a vedere in lontananza la sagoma del rifugio. A questo punto il panorama cambia, sopra di noi il Coca, dall’altra parte della Valbondione le cime che fanno da contorno al Recastello. Scende dalla valle di Coca un freddo venticello che sa di ghiacciaio, gli schizzi di cascate e cascatelle rinfrescano la fronte matida di sudore...Ormai siamo sul pianoro che anticipa l'ultima, piccola salita al rifugio. Siamo finalmente arrivati al Merelli al Coca dopo tre ore e mezza di incessante salita! I fotografi scattano a raffica perchè il panorama è davvero grandioso. Sostiamo per un veloce panino nell’ampio terrazzo, il cane Otto abbaia furbone perchè vuole i miei craker, lo accontento. Entriamo nel confortevole rifugio accolti da appetitosi profumi di pizzoccheri e di polenta. Infiliamo le gambe sotto il tavolo per mangiare un'ottima torta inaffiata da un buon barbera che ci porta il simpatico rifugista Fabrizio. Dopo 'sta faticata ci vuole un pò di rosso! Un'ultimo giro di caffè e grappini per affrontare il sentiero spaccagambe del ritorno. Doveroso ricordare il mattatore della giornata; l’amico Sandro in andata raggiunge il rifugio con buon anticipo rispetto ai tempi ufficiali, al ritorno invece, da quota 1100 in giù si esibisce in equilibrismi degni di un grande trapezista circense. Grande Sandrino!
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