Rif. Gherardi-Artavaggio-Bonetto_anello_270319
Gli amici di Oltreconfine vanno lontano, in alta Val Formazza...un pensiero di buon viaggio li accompagna per le sei ore d'auto, noi invece faremo una sgambatina per favorire la muscolatura e il fiato dei convalescenti, niente di meglio che una salitella al Gherardi. Partiamo da Quindicina e alle dieci siamo già al rifugio, è presto per tornare, è presto per mangiare, - anche se un panino ci scappa - che facciamo? Dopo un rapido check sullo stato di salute dei convalescenti, che stanno già meglio per merito della salubre arietta valtaleggina, decidiamo di fare il giro lungo e mangiare al Casari ad Artavaggio. Di buon passo attraversiamo i Piani dell'Alben e dopo la capanna Battisti saliamo per la bocchetta Regadur . Il sentiero me lo ricordavo più faticoso, ma in quattro e quattr'otto siamo alla capanna Regina, con sorpresa vediamo che c'è ancora parecchia neve, dura e ghiacciata. Naturalmente i ramponcini sono a casa, mannaggia, ci volevano, ma era previsto solo il Gherardi! Con attenzione sorpassiamo i primi lastroni di neve-ghiaccio fino a sbucare in Mongolia; ampi pratoni stopposi che sembrano un deserto d'alta quota, panorama vastissimo, qualche rapace in cielo volteggia, la fantasia galoppa... immortaliamo il magico momento con un gioioso selfie di gruppo, in fondo il Sodadura spunta dritto dall'altopiano come la piramide di Cheope, ci avviciniamo alla sua base con qualche timore, c'è tanta neve, riusciremo a passare? Ce la facciamo senza problemi. Arriviamo al Nicola, non c'è nessuno, scendiamo veloci ai Piani d'Artavaggio per mettere le gambe sotto al tavolo al rifugio Casari, il menù dice: brasato con polenta o salsiccia con polenta e funghi, il locale è pieno di senior del mercoledì, ciarlieri, sbracciati, affamati. A destra dell'albergone prendiamo la strada carrabile agro-silvo-pastorale Artavaggio-Bonetto-Quindicina, ci aspettano circa sei chilometri abbondanti di noiosissima carrabile, ma con interessanti scorci sulla Valtaleggio e sulle antiche testimonianze di civiltà contadina, ruderi di cascine, insomma. Usciamo finalmente sull'asfaltata per Quindicina (con tanto di pomposo cartello "Via Piazzo") che ci riporta, faticosamente, dopo circa 200 metri di dislivello in salita alla macchina, dopo 16 chilometri e passa, farne ancora un paio in salita non è il massimo della vita, meno male che i convalescenti stanno bene, alla faccia della sgambatina! I dati: Distanza km 18,3 Tempo hr. 7:37 Ascesa 1323 m. Alt.max 1905 m.
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