Bivacco Magnodeno-Capanna Monzesi 21 10 15
Bella sgambata anche questa! I dati del mio Gps dicono che abbiamo salito 1304 metri con una distanza totale di 13,6 chilometri. Mica male per un gruppetto di aitanti pensionati, tranne me! (Non perchè non sono aitante, ma perchè sono una vittima della Fornero, che Dio l'abbia in gloria!). Comunque...partiamo a piedi dalla piazza di Erve e ci incamminiamo in salita da via Costalottiere, in breve arriviamo all'attacco del sentiero per il Magnodeno, noto che c'è un nuovo cartellino scritto a mano con vernice, era ora! Il primo tratto di sentiero nel bosco è una ripida salita, molto salutare per fare la gamba e il fiato. Passato il bosco eccoci in vista delle creste del Magnodeno, purtroppo la giornata è grigia e il Resegone si vede a metà, percorriamo il sentiero che va su con tratti ripidi alternati a tratti in piano e con un ultimo sforzo, come recita la scritta su un masso: "Alè veci!" raggiungiamo la vetta. Alcuni di noi si precipitano a prendere posto perchè c'è già tanta gente, e bene fanno perchè il bivacco si riempie di numerosissimi pensionati (tranne uno), tanto è vero che quando arriva il risotto bisogna mangiare "di profilo" perchè siamo pigiati come nella scatoletta delle sardine. Dopo il lauto pasto con alla fine l'immancabile caffè corretto, scendiamo a prendere il sentiero verso destra per la Capanna Monzesi; il tracciato è molto bello e panoramico sulla valle di Erve, tratti in piano e discesa si alternano ancora a tratti in salita fino a che, dietro un grosso masso spunta l'inconfodibile sagoma del Monzesi. Breve sosta sulle panche del rifugio e dopo quattro chiacchere sulle preferenze personali delle coperte fornite da rifugi, agriturismi, alberghi e hotel, riprendiamo la discesa per il sentiero S. Carlo lasciando l'esplorazione del "prà dei ratt" alla prossima volta. Beviamo un sorso di buona acqua fresca alla sorgente San Carlo, passiamo sul ponte del Bruco e infine dal ristoro 2 Camosci, arrivando con qualche doloretto alle gambe ad Erve, dove tutto è chiuso e solo i cani che abbaiano sembrano abitare l'immobile borgo. L'ultimo brivido ce lo regala la straordinaria strada scavata nella roccia per Calolziocorte. |