Lago dei Frati 07 06 17
La povera Punto arriva a Carona carica di code, semafori, curve, zaini, scarponi, naturalmente anche di spavaldi escursionisti e, stanca, si ferma a Carona sulle rare righe bianche per il meritato riposo. Gli escursionisti scendono allegri e ciarlieri attrezzandosi per la nuova avventura montanara, salgono a Pagliari e prendono il sentiero estivo 247 per il Calvi, e tra innumerevoli ruscelli da saltare nel fresco bosco, in un paesaggio da fiaba, arrivano su un bel pianoro con ruscelletto dove individuano il cartello che indica il 213 per rifugio Gemelli, lo sorpassano e dopo un ponticello in cemento ecco che vedono un'altro cartello che dice a destra per il Passo d'Aviasco e Lago dei Frati, il 236. Fino ad ora la passeggiata è stata un idillio di felci, zampilli d'acqua e canti di uccellini, ma ora si fa sul serio e la salita per il lago è davvero tosta, per fortuna breve..il gruppo si grana e gli ultimi della fila rimangono indietro. Arrivati al Lago dei Frati ecco là in fondo il passo d'Aviasco che si specchia nelle azzurre acque, il passo è ancora sotto la neve, impressionante per dimensioni è il canalone di grandi pietre che gli fa da base tra il pizzo del Becco e il monte Valrossa. Sono più di mille metri l'ascesa già fatta da Carona, è quindi meritatissima la sosta panino dello stanco quartetto e per digerire lo scarno pasto due increduli e irriducibili escursionisti vanno a toccare con mano per immortalare in digitale il famoso punto interrogativo del frate scolpito nella roccia, come narra la leggenda che potete leggere qui sotto*. Ritorno per la strada dell'andata fino a Carona dove la Punto, in silente attesa sotto il cocente sole estivo sembra che dica: "Bè, è questa l'ora d'arrivare? Dai che ho fretta di tornare a casa". I dati: Distanza 12,7 km. Tempo 7:06 hr. Ascesa 1214 m. Altezza max 1956 m.
*In una cronaca apocrifa (putroppo ora nuovamente smarrita) conservata nel Convento dei Frati Minori di Calusco d'Adda si narra infatti che il ricciolo sul masso non sia naturale ma sia stato inciso da frate Bernardino da Colpetrazzo durante il suo esilio nell’eremo da cui prende nome la valle. Il buon frate fu infatti punito con l’esilio e l’allontamento dall’incarico di redigere la “Semplice et devota historia dell’origine della Congregazione dei frati Cappuccini ” a causa del suo approccio eccessivamente semplice e troppo poco politico. Fu infine riabilitato e potè completare la sua opera, ma tutti i suoi dubbi erano già incisi per sempre sulla pietra!!!
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